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Minacce 05 Mag 2015

'Ndrangheta, Grasso: "Le mafie vogliono ridurre al silenzio i giornalisti scomodi"

"La mafia pretende il silenzio dai giornalisti scomodi. Oggi è anche l'anniversario, 5 maggio 1960, esattamente 55 anni fa, dell'uccisione del primo giornalista ucciso in Sicilia, si chiamava Cosimo Cristina, fu trovato morto sulla strada ferrata". Lo ha detto il presidente del Senato, Piero Grasso, nel corso del suo intervento oggi a Rosarno per la manifestazione "gerbera gialla" organizzata da Riferimenti.

"La mafia pretende il silenzio dai giornalisti scomodi. Oggi è anche l'anniversario, 5 maggio 1960, esattamente 55 anni fa, dell'uccisione del primo giornalista ucciso in Sicilia, si chiamava Cosimo Cristina, fu trovato morto sulla strada ferrata". Lo ha detto il presidente del Senato, Piero Grasso, nel corso del suo intervento oggi a Rosarno per la manifestazione "gerbera gialla" organizzata da Riferimenti.

Grasso ha ricordato i due giornalisti, Michele Albanese dell'Ansa e Paolo Borrometi dell'Agi, che sono stati insigniti del premio Gerbera Gialla 2015. "Oggi - ha detto ancora Grasso - verranno premiati anche due giornalisti coraggiosi, due giornalisti in trincea, Michele Albanese e Paolo Borrometi. E' triste ammetterlo ma in Italia ci sono ancora regioni in cui un giornalista che descrive la realtà senza veli, che descrive la realtà del potere, rischia ancora la vita. Regioni in cui si combatte una battaglia quotidiana tra la passione, il dovere dell'informazione e la pretesa del silenzio, che diventa poi violenza, intimidazione, minacce di morte, che alle volte si materializzano in pallottole ricevute per posta, in vetri delle finestre infrante, lettere minatorie, copertoni tagliati, auto bruciate".
"Sono tanti i giornalisti che sono costretti a vivere sotto scorta - ha aggiunto il presidente Grasso - ma il loro lavoro è meraviglioso,  è indispensabile".
Grasso quindi ha citato Giuseppe Fava, il quale nel 1981 scriveva: "Un giornalismo fatto di verità impone ai politici il buon governo, un giornalista incapace della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori, le sopraffazioni, le corruzioni, le violenze che non è stato in grado di combattere".
"Ma la stampa - ha concluso il presidente del Senato - ha anche un grande potere, di distogliere i giovani dal fascino della criminalità, dev'essere compito della stampa far vedere che i mafiosi non sono eroi, sono persone che portano sangue e lutti". (AGI - Rosarno (Reggio Calabria), 5 maggio 2015)

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