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Unione Europea 03 Giu 2014

Tienanmen 25 anni dopo, scatta la censura di Pechino

Misure di sicurezza, repressione contro attivisti e dissidenti e blocco dei social network: a poche ore dal 25esimo anniversario della strage di piazza Tienanmen del 1989, Pechino fa scattare la censura per spegnere il dibattito sul tragico evento. Tra le ultime vittime del giro di vite contro i dissidenti e gli attivisti c'è anche un artista sino-australiano, Guo Jian, che nelle scorse ore è stato prelevato dalla polizia dalla sua casa nel quartiere periferico di Songzhuang a Pechino, una delle mete della comunità degli artisti locali, sul versante orientale della capitale.

Misure di sicurezza, repressione contro attivisti e dissidenti e blocco dei social network: a poche ore dal 25esimo anniversario della strage di piazza Tienanmen del 1989, Pechino fa scattare la censura per spegnere il dibattito sul tragico evento. Tra le ultime vittime del giro di vite contro i dissidenti e gli attivisti c'è anche un artista sino-australiano, Guo Jian, che nelle scorse ore è stato prelevato dalla polizia dalla sua casa nel quartiere periferico di Songzhuang a Pechino, una delle mete della comunità degli artisti locali, sul versante orientale della capitale.

Secondo quanto dichiarato dallo stesso Guo in una breve conversazione telefonica con un'amica, avvenuta poco dopo essere stato prelevato dalla polizia, l'artista è stato avvisato dagli agenti che lo hanno preso in custodia che il suo rilascio dovrebbe avvenire entro i prossimi 15 giorni.
Quello di Guo Jian, ex militare e partecipante alle dimostrazioni del 1989, è l'ultimo caso di detenzione di una serie di attivisti, avvocati, giornalisti e dissidenti avvenuti nelle ultime settimane, che hanno sollevato le perplessità della comunità internazionale e delle organizzazioni a difesa dei diritti umani, come Amnesty International che nei giorni scorsi si era detta preoccupata per l'ondata di arresti avvenuti in Cina in vista del 25esimo anniversario della repressione delle proteste di piazza, che ricorre domani. La detenzione dell'artista sino-australiano è stata messa in relazione a un'intervista rilasciata al Financial Times nelle scorse ore in cui Guo Jian mostrava una sua scultura per commemorare la strage: una replica, in scala ridotta, della celebre piazza coperta da 160 chilogrammi di carne trita.A essere colpita dalle misure restrittive degli ultimi giorni prima dell'anniversario c'è anche Google. I servizi del più usato motore di ricerca al mondo sono parzialmente inaccessibili, si legge in una nota apparsa sul sito greatfire.org che si occupa della censura al web in Cina. Il blocco riguarda i servizi Google di tutti i Paesi, soprattutto quelli di microblogging non più raggiungibili sul web cinese.
Problemi in molte aree del Paese anche per connettersi alla casella di posta elettronica Gmail e a Picasa, applicazione che serve a modificare foto e video. Da settimane, il Great Firewall della censura cinese è all'opera per cancellare ogni possibile, anche velato, riferimento all'anniversario della strage. Il blocco di Google viene definito come l'atto di "censura più severa mai dispiegata" in Cina. Google ha declinato ogni responsabilità nelle scorse ore per i disguidi ai propri prodotti on line su territorio cinese. Nelle ultime ore anche LinkedIn blocca qualsiasi post sul massacro di Tienanmen.
Oltre ai blocchi del mondo virtuale, sono aumentate anche le misure di sicurezza nel mondo reale.
Questa mattina, lungo la Chang'An Jie (via della Grande Pace) che conduce in piazza Tienanmen, numerose squadre di agenti di polizia e delle squadre  di agenti paramilitari stazionavano agli incroci e lungo il percorso per arrivare nel luogo simbolo della protesta e della repressione di venticinque anni fa.
Diverse camionette della polizia erano poi presenti sul suolo della piazza, tra turisti e locali che passeggiavano nei pressi del mausoleo di Mao Zedong. La stretta sui controlli delle ultime ore arriva dopo settimane di arresti e misure restrittive nei confronti di circa cinquanta persone, spesso con l'accusa generica di "avere provocato disturbi", per indicare la presenza degli arrestati a ritrovi privati a commemorazioni private del venticinquesimo della strage, come accaduto nel caso degli arresti all'avvocato per di ritti umani Pu Zhiqiang e dell'intellettuale Xu Youyu, il 5 maggio scorso, assieme ad altre dieci persone. Molti i casi di avvertimenti, oltreché ad accademici e attivisti, anche a membri della stampa straniera in Cina, come scriveva il New York Times negli scorsi giorni, che hanno ricevuto il divieto di recarsi in piazza nei giorni dell'anniversario per evitare di dovere "affrontare gravi conseguenze". Un'assistente cinese dell'ufficio di corrispondenza del quotidiano giapponese Nikkei era stata presa in custodia dalla polizia per un'intervista proprio a Pu Zhiqiang: il Club dei Corrispondenti Stranieri di Pechino, che riunisce la stampa straniera presente nella capitale, ne ha chiesto il rilascio nei giorni scorsi. È andata meglio, invece, ad alcuni giornalisti di un'emittente televisiva francese che se la sono cavata con solo sei ore di interrogatorio, per avere interrogato alcuni passanti sul livello di conoscenza degli eventi di 25 anni fa.
La posizione del governo cinese sull'anniversario della repressione è stata ribadita nelle scorse ore, durante la conferenza stampa del ministero degli Esteri. La decisione sui "disordini politici di fine anni Ottanta" era già stata presa da tempo e in Cina "non esistono cosiddetti dissidenti, ma solo persone che infrangono la legge", ha spiegato il portavoce Hong Lei. Mentre la censura di Pechino spegne ogni possibile focolaio di dibattito pubblico sull'evento, fuori dai confini dell'ex Celeste Impero, si tengono manifestazioni per commemorare i 25 anni dall'eccidio dei militari sui civili. A Hong Kong, è prevista nelle prossime ore l'annuale veglia a Victoria Park per ricordare le vittime dell'eccidio, organizzata dalla Federazione degli Studenti, dal gruppo di studenti e attivisti Scholarism, e dal gruppo politico People Power, di impronta democratica e radicale. Una manifestazione analoga è prevista acne a Taiwan, dove vive uno degli uomini più ricercati di Cina, Wuer Kaixi, uno dei principali leader del movimento studentesco del 1989. Dagli Stati Uniti, si  è poi levata nelle ultime ore, la voce di due ex membri delle proteste del 1989, Wang Dan, all'epoca leader studentesco, e l'intellettuale Wang Juntao, che hanno annunciato la formazione di un nuovo movimento da Washington, il cui nome è traducibile come "tutta la gente intorno al mondo circonda la città" che chiede la fine del regime a partito unico in Cina. (PECHINO, 3 GIUGNO - AGI)

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