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Fnsi 30 Dic 2003

Inpgi, il consigliere Andriolo boccia Cescutti: "Serve un presidente di garanzia che modifichi lo statuto per renderlo più democratico" Il consigliere Venchiarutti: "Gli iscritti Inpgi hanno già espresso una maggioranza,

Inpgi, il consigliereAndriolo boccia Cescutti:"Serve un presidentedi garanziache modifichilo statuto per renderlopiù democratico"Il consigliere Venchiarutti:"Gli iscritti Inpgihanno già espressouna maggioranza,fermarsi alle polemicheporta solo al fallimento"

Inpgi, il consigliere
Andriolo boccia Cescutti:
"Serve un presidente
di garanzia
che modifichi
lo statuto per renderlo
più democratico"
Il consigliere Venchiarutti:
"Gli iscritti Inpgi
hanno già espresso
una maggioranza,
fermarsi alle polemiche
porta solo al fallimento"

Maurizio Andriolo, consigliere Inpgi comunica: “Il risultato delle recenti elezioni per il rinnovo degli organi di gestione dell’Inpgi ha già fornito un quadro nuovo e per certi versi inaspettato degli orientamenti e dell’identità degli iscritti. Questo è un fatto incontrovertibile. Ma al di là dei contenuti delle posizioni rispettivamente espresse dagli schieramenti alternativi che si sono contrapposti (peraltro solo in un numero assai ridotto seppur significativo di circoscrizioni elettorali), è emersa un’incompatibilità dello Statuto a rappresentare – nella composizione del Consiglio Generale – una raffigurazione del reale stato e delle aspettative della categoria. E così, alla prima riunione del nuovo Consiglio abbiamo dovuto assistere soltanto alla protervia di alcuni consiglieri che conoscono solo la logica miope di una pretesa maggioranza che accetta l’ubbidienza ai padroni e la difesa cieca ad oltranza di persone e di metodi di governo che hanno snaturato il carattere dell’Ente, allontanandolo piuttosto che avvicinarlo ai suoi assistiti. Anzi, vorrebbero (come hanno voluto tentare il 4 dicembre) fare di peggio: in minoranza nella categoria ma grazie alle contraddizioni di uno Statuto che gli ha assegnato una maggioranza di 2 a 1 all’interno del Consiglio Generale, tentano di stravolgere del tutto il responso elettorale accaparrandosi una maggioranza di 9 a 1 nel Consiglio di Amministrazione, con buona pace del buon senso e del rispetto delle regole di rappresentanza. Anche se il Presidente uscente ed i suoi alleati hanno ancora una volta manifestato di non avere remore nell’utilizzare i meccanismi statuari per fini che sono inequivocabilmente volti ad occupare cariche (cui dimostrano di non sapere proprio rinunciare), non è mia intenzione – a meno di non esservi costretto – quella di andare ad una profonda revisione dei criteri di formazione del Consiglio: ciò perché continuo a considerare un valore da salvaguardare la capillarità della presenza dell’Inpgi nel territorio. Tuttavia è evidente che la rappresentatività proporzionale e democratica degli iscritti non può essere ad essa sacrificata. Ritengo invece che proprio a coloro ai quali gli attuali meccanismi statuari hanno conferito un maggior numero di seggi, sarebbe spettato formulare proposte che andassero nel segno della valutazione della reale rappresentatività della categoria. Si sarebbe dovuto riconoscere, peraltro, la piena legittimità di una adeguata rappresentanza dei colleghi eletti nelle liste alternative. Tuttavia, se il gruppo costituitosi all’interno del nuovo Consiglio ed autodefinitosi “maggioranza”, composto da consiglieri i quali, tutti insieme, hanno raggranellato poco più della metà della preferenze espresse a favore dei consiglieri che intendono emarginare, insistessero nel non voler tenere conto del segnale politico giunto con le recenti elezioni, non resterà altra scelta se non quella di esercitare il diritto, anch’esso statutariamente previsto, di non rendere possibile l’elezione di un Consiglio di Amministrazione privo di rappresentanza reale. Se i consiglieri che si dichiarano maggioranza invece lo vorranno, c’è ancora (ma non all’infinito) larga disponibilità a consentire la costituzione di un Consiglio di Amministrazione sotto la guida di un Presidente di garanzia, in cui siano equamente rappresentate le varie componenti del giornalismo italiano, e che assuma l’impegno di modificare in senso più democratico e meno correntizio lo Statuto. Altrimenti, la logica ed il buon senso, insieme all’attaccamento all’idea di un INPGI di tutti e non soltanto di alcuni, imporranno di trovare altre gravi soluzioni.” Riccarco Venchiarutti, consigliere Inpgi, comunica: "Sono fra quei consiglieri di maggioranza eletti nel Consiglio generale dell'Inpgi ai quali si riferisce Maurizio Andriolo nel suo comunicato di qualche giorno fa. Credo di non peccare di presunzione se mi considero da sempre molto attento alle posizioni di chi non la pensa come me, all'Inpgi come in molte altre sedi. Insomma credo di non essere settario, non penso che chi è stato eletto nella mia compagine abbia sempre ragione, anzi, credo che spesso chi esprime sensibilità diverse dalle mie possa arricchirmi. E' accaduto in passato che abbia condiviso proposte che venivano da Andriolo, così come da altri colleghi di diversa estrazione. Nonostante l'asprezza eccessiva di alcuni passaggi che non indirizzano certo ad una riflessione pacata alla quale di solito Andriolo mi aveva abituato, cercherò di cogliere la parte propositiva della sua lettera. Tuttavia un confronto che voglia essere autenticamente sincero non può prescindere da alcune considerazioni: 1 - Gli iscritti all'Inpgi hanno espresso con il loro voto una "maggioranza" (e non una "autodefinitasi maggioranza", caro Andriolo !). Da qualunque parte la si giri resta che consiglieri e sindaci della maggioranza totalizzano 21.989 voti contro 17.400 della minoranza. All'Inpgi2 il confronto finisce 3.730 contro 968 !. Questi i numeri. Poi naturalmente opinioni e pareri sono del tutto legittimi, ma se si vuol rendere un servizio alla verità e si auspica un confronto fattivo almeno si abbia il coraggio intellettuale di ammettere la realtà… 2 - In ogni consesso democratico che si rispetti spetta a chi ha ottenuto la maggioranza proporre una compagine di Governo. Del tutto legittime le diverse opinioni della minoranza. Ma non si tiri in ballo "ubbidienza ai padroni" e "difesa cieca". Chi lo fa rischia la malafede. Il sottoscritto, tanto per dirne una non "ha padroni", né difende "ciecamente persone e metodi di Governo" (e perchè mai dovrei farlo. Ho un lavoro che mi piace e giudico il tempo sottratto alla mia professione per l'Inpgi nient'altro che un servizio che spero minimamente utile …Se però, caro Maurizio, intendi intraprendere una battaglia contro i professionisti degli incarichi associativi e sindacali mettimi da subito fra i tuoi paladini !) 3 - Se c'è una pecca nello Statuto dell'Inpgi è quella di non assicurare un meccanismo che consenta di evitare votazioni infinite ponendo un limite, come accade per quasi tutte le altre assemblee: dopo un certo numero di votazioni, per esempio, il quorum si abbassa o cose del genere. Dico questo senza relativizzare: deve cioè valere in ogni caso a prescindere dall'esito elettorale ed in qualsiasi condizione. 4 - Occorre (ed è un'opinione del tutto personale ma che ho avuto modo di esprimere in molte occasioni nel Consiglio generale, e nella quale credo fermamente) che sia fondamentale distinguere nettamente fra Sindacato ed Inpgi. Noi siamo stati chiamati ad amministrare un Fondo Pensioni privatizzato e dobbiamo farlo con l'ottica di buoni amministratori: non sempre le finalità del Sindacato coincidono con le nostre ed in questi casi noi dobbiamo perseguire l'interesse dei nostri iscritti assicurando loro l'oculata amministrazione dei beni affidatici. Fin qui la lunga premessa, argomentazioni polemiche incluse. E tuttavia fermarsi alle polemiche è miope e non porta da nessuna parte: credo che se all'interno degli eletti dell'Istituto non si troverà una soluzione che eviti il commissariamento, sarà uno smacco per tutti. Indipendentemente dagli schieramenti. Un fallimento sarebbe vissuto all'interno della categoria (e me lo confermano i moltissimi colleghi di ogni schieramento con i quali ho parlato in questi giorni) come una iattura. Se non siamo capaci di governarci da noi, se cioè dobbiamo fare intervenire qualcuno perché ci "sovrintenda", perché mai dovremmo pretendere un Istituto autonomo, privatizzato ? Credo che il discorso non faccia una grinza. E allora, caro Andriolo, non credi che si debba uscire da questo "cul de sac" ? Da questa melina sterile del "è colpa tua, è colpa mia" ?. Vogliamo uscire dal muro contro muro ? D'accordo il tempo non è molto ma ce la si può fare. So che potrai interpretare questa mia lettera come un tentativo naif ed anche un po’ patetico, di uno che non fa i conti con la realpolitik. Ma ti assicuro, invece, che per uscire dai livori, dalle pregiudiziali, dalle antipatie croniche e dalle intolleranze rituali un po’ di naivetè può servire. E allora caro Andriolo io ti chiedo: fai tu dieci nomi di colleghi che ritieni degni di amministrare l'Istituto. Sei una persona "esperta di mondo" e dunque saprai bene come calibrarne appartenenza e collocazione onde poter assicurare una rappresentanza che assicuri il rispetto della volontà degli elettori e per poter porre rimedio alla mia possibile ingenuità. Sarebbe un contributo fondamentale ad una reale gestione unitaria dell'Inpgi. Non scherzo, te lo chiedo per davvero: cambia totalmente le carte in tavola, sovverti il ragionamento schematico che da troppo tempo sta alla base di questo sterile confronto, pensa "laterale". Io ti prometto che prenderò in esame con molta serietà ed attenzione le tue proposte, non ti posso certo assicurare condivisione, ma disponibilità certamente sì. Non ho altre finalità se non quella di assicurare un Governo al nostro Istituto, che è tra l'altro il motivo per il quale molti colleghi ci hanno dato il loro voto".

@fnsisocial

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