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Fnsi 26 Set 2004

Iraq: altalena di messaggi, dal Kuwait un filo di speranze per le italiane sequestrate

Iraq: altalena di messaggi, dal Kuwait un filo di speranze per le italiane sequestrate

Iraq: altalena di messaggi, dal Kuwait un filo di speranze per le italiane sequestrate

Simona Pari e Simona Torretta non sono state uccise ma stanno bene e sono trattate in conformita' con la legge coranica della Sharia: dopo l'angoscia suscitata dai comunicati in cui veniva annunciata l'esecuzione delle due volontarie italiane, dal Kuwait arriva una notizia che riaccende un barlume di speranza. Citando ''fonti informate molto vicine agli sviluppi in Iraq'', l'ha pubblicata Al-Rai Al-Amm, il principale giornale dell'emirato del Golfo, un quotidiano a quanto pare serio e attendibile e non il solito sito web o il forum Internet dove chiunque o quasi puo' inserirsi a suo piacimento. Di fronte a informazioni in pratica non verificabili la cautela si impone e i primi a rendersene conto sono i familiari. ''Speriamo che sia cosi', non sappiamo niente di ufficiale, per ora non vogliamo fare commenti'', ha detto la madre di Simona Torretta, Annamaria. Identica la reazione di Luciano Pari, il padre di Simona. Vincenzo Prati, l'ambasciatore italiano a Kuwait City, si e' subito attivato per verificare l'attendibilita' di quanto scritto da Al-Rai Al-Amm ed ha confermato che il quotidiano ''e' considerato di grande affidabilita''. ''Non possiamo essere certi al cento per cento ma la fonte che ha comunicato la notizia al nostro ufficio di Baghdad e' di totale fiducia'', ha assicurato il direttore del giornale, Ali al Riz, in una lunga intervista a Sky Tg24. Assieme a quelle diffuse ieri sera dalla tv satellitare del Golfo Al Arabiya, le notizie giunte oggi dall'emirato invaso nel 1990 da Saddam Hussein hanno rotto il silenzio seguito ai comunicati su Internet in cui si parlava dell'uccisione delle due italiane e in cui si prometteva la diffusione di un video, mai avvenuta. L'emittente rivale di Al Jazira aveva annunciato che nella giornata di venerdi' le forze americane, coadiuvate da reparti italiani, avevano arrestato a Ramadi, a ovest di Baghdad, due dei carcerieri delle volontarie. Poche ore dopo era arrivata una smentita del comando americano: gli uomini catturati a Ramadi non c'entrano con la vicenda delle italiane. A Baghdad, tuttavia, anche oggi circolavano voci stando alle quali i due capi tribu' arrestati, Hatem Mutni Al Awad e il figlio Uday, avrebbero effettivamente avuto un ruolo nel rapimento, tenendo brevemente le due ragazze in casa loro nelle prime fasi del sequestro, avvenuto il 7 settembre scorso. Al-Rai Al-Amm, definito ''il Corriere della Sera del Kuwait'' dall'ambasciatore Prati, sostiene nel suo articolo di oggi che le due operatrici ''sono vive e stanno bene'' e che i rapitori ''le hanno sempre trattate secondo la Sharia, la legge islamica che vieta qualsiasi abuso sui prigionieri di guerra''. Le fonti, stando al quotidiano, hanno condannato ''i due gruppi sconosciuti'' (Organizzazione della Jihad e Gruppo Ansar al Zawahri) che hanno diffuso i ''falsi comunicati'' in cui veniva annunciata la morte delle due rapite. ''Una cosa questa - assicurano - che non e' affatto vera''. Il giornale aggiunge che ''l'obbiettivo del sequestro e' quello di inviare un chiaro messaggio al governo di Silvio Berlusconi per fargli capire che il popolo iracheno e' contrario all'invio di truppe italiane nel paese e che ne richiede il ritiro, cosi' come ha fatto il governo spagnolo''. Per quanto riguarda la sorte delle due ragazze, le fonti non possono dire nulla di preciso. In caso di mancata risposta da parte delle autorita' italiane, tuttavia, l'epilogo della vicenda potrebbe essere ''disastroso''. Nell'articolo si parla anche di una connection siriana: secondo le fonti, infatti, un emissario italiano sarebbe a Damasco per importanti contatti: il direttore del giornale ha precisato che e' stato chiesto l'aiuto del figlio di un grande imam siriano morto qualche tempo fa. ''Penso che l'Italia si stia muovendo in tutte le direzioni per salvare la vita delle due donne ostaggio'', ha detto Al Riz a Sky TG24. Secondo il giornalista, non e' stato possibile stabilire quale gruppo tenga in ostaggio le due volontarie. ''Certo e' molto strano che siano state rapite due donne, non e' consuetudine dell'Islam'', ha osservato. Al Riz ha detto anche che e' stata la fonte a contattare il giornale e non viceversa, una prassi d'altra parte consolidata in una situazione come quella irachena, come dimostrano i ripetuti comunicati e i video inviati dai vari gruppi della guerriglia ad emittenti come Al Jazira e Al Arabiya. (ANSA)

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