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Fnsi 11 Set 2004

Uffici stampa: l'Associazione Stampa dell'Emilia-Romagna denuncia i comportamenti delle Amministrazioni di Piacenza, Parma e Bologna

Uffici stampa: l'Associazione Stampa dell'Emilia-Romagna denuncia i comportamenti delle Amministrazioni di Piacenza, Parma e Bologna

Uffici stampa: l'Associazione Stampa dell'Emilia-Romagna denuncia i comportamenti delle Amministrazioni di Piacenza, Parma e Bologna

L’Associazione stampa dell’Emilia-Romagna (Aser) esprime sconcerto e preoccupazione per il comportamento tenuto da diverse Amministrazioni comunali emiliano-romagnole in tema di informazione. Numerosi episodi dimostrano una sostanziale incapacità a rapportarsi a questo settore in modo moderno, spesso arrivando a piegare le regole alle esigenze contingenti dell’Amministrazione. Tutto ciò è tanto più sorprendente in quanto avviene in concomitanza con il prevalere di un ben diverso e positivo atteggiamento da parte della Regione Emilia-Romagna che ha deciso l’applicazione del contratto giornalistico ai colleghi che lavorano negli Uffici stampa della Giunta e del Consiglio. Questi gli episodi che preoccupano il sindacato dei giornalisti. Il Comune di Piacenza ha escluso dall’invio dei comunicati diffusi dal proprio Ufficio stampa il quotidiano La Cronaca, perché persegue una linea critica nei confronti dell’Amministrazione. Il tutto in palese violazione del diritto dei cittadini, compresi i lettori de La Cronaca, di avere il massimo di informazioni possibili. Gli amministratori piacentini hanno il diritto di polemizzare con un giornale del quale non condividono la linea politico-editoriale, ma questo è cosa diversa dal pretendere che la stampa cittadina sia prona nei confronti di chi governa. Il Comune di Parma ha, addirittura, sciolto l’Ufficio stampa programmandone una non meglio definita, successiva, ricostituzione. Un atteggiamento che appare tanto incredibile quanto inspiegabile alla luce di tutte le teorizzazioni circa la necessità che l’Amministrazione pubblica sia trasparente nei confronti dei cittadini-elettori, così come, peraltro, prescrivono le norme di legge. A meno che la ragione di tale scelta non vada ricercata nel desiderio dell’Amministrazione di avere un Ufficio Propaganda più che un Ufficio stampa, funzione (quella della propaganda) alla quale, evidentemente, la precedente struttura non rispondeva. Il Comune di Bologna, invece, “ha deciso – come ha detto il sindaco - di non avvalersi di un capo ufficio” stampa. Tutto ciò per ragioni “organizzative e di bilancio”. Con ciò accreditando l’idea che tale funzione possa essere superflua ed inutilmente dispendiosa, e – novità assoluta - che gli addetti stampa del Comune di Bologna si autogovernino in assemblea permanente se è vero, come è vero, che il sindaco ha negato – a differenza di quanto riportato dai giornali locali – che il Capo di gabinetto svolga la funzione di capo dell’Ufficio stampa. Insomma, si manifestano, nei casi di Parma e di Bologna, una sostanziale indifferenza rispetto ai dettati della legge 150 del 2000 che regolamenta la comunicazione e la informazione nell’ambito della Pubblica amministrazione e, nel caso di Piacenza, un atteggiamento di non tolleranza nei confronti di un sistema di media locali che si articola in diverse posizioni. Il sindacato dei giornalisti non ama la polemica fine a sé stessa e, perciò, sollecita le Amministrazioni in questione a modificare positivamente le proprie scelte dichiarandosi disponibile al confronto.

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