«Domenica potrò scrivere di una buona notizia nel mio editoriale per il quotidiano El Nacional: la classe politica italiana, che ha raccolto il mio appello, non lascerà solo il popolo del Venezuela». Così Tulio Hernández, sociologo editorialista e scrittore venezuelano in esilio, ha ringraziato in conferenza stampa al Senato il promotore dell'incontro, il vicepresidente dei senatori Pd Alessandro Maran.
All'appuntamento erano presenti anche il presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama, Pier Ferdinando Casini, il capogruppo Pd della Commissione, Gian Carlo Sangalli, il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, e il direttore del Centro studi americani Paolo Messa.
«Lo scopo dell'incontro è accendere i riflettori sul Venezuela e la sua guerra silenziosa. In Senato abbiamo discusso a gennaio una risoluzione per sollecitare, anche in sede europea, ogni iniziativa utile a favorire la soluzione della crisi. E l'iniziativa di oggi segue quel solco: l'Unione Europea, spesso divisa su ogni singolo dossier di politica estera, può ritrovarsi in una battaglia di civiltà. L'opposizione, riunita nel Tavolo per l'unità democratica, continua a protestare contro l'elezione dell'Assemblea nazionale Costituente prevista per domenica prossima. Sostenerli è un obbligo morale per noi rappresentanti di istituzioni democratiche», ha esordito Maran.
«In Venezuela – ha evidenziato Lorusso – c'è un problema di agibilità per i giornalisti. Nel Paese è impossibile svolgere la professione liberamente perché quasi la totalità degli organi di informazione, tranne El National, sono controllati dal governo. Chi non si piega viene sbattuto in carcere o costretto all'esilio. È una situazione che è andata degenerando con il tempo, è un cappio che si stringe poco alla volta per strozzare tutte le voci critiche al governo».
Il segretario generale della Fnsi ha poi ricordato che «la delegazione italiana al congresso dello scorso anno della Federazione internazionale dei giornalisti aveva portato una mozione sul Venezuela, accolta all'unanimità, e nella conferenza a Doha di quest'anno sulla libertà di opinione è emerso chiaramente che il Venezuela è tra i paesi dell'America latina, insieme al Messico, con il più alto numero di omicidi di giornalisti».