Il sito web della Stampa non è stato aggiornato fino alle 7 di giovedì 11 dicembre 2025 e il giornale non è andato in edicola. «Una decisione sofferta, presa a termine di una lunga assemblea che conclude una giornata drammatica per la storia della nostra testata», spiegano i giornalisti del quotidiano torinese.
Dopo che nei giorni scorsi l'editore ha annunciato l'intenzione di cedere tutte le attività del gruppo, dopo mesi di trattative sempre smentite dall'azienda, il Comitato di redazione nel tardo pomeriggio di mercoledì 10 dicembre ha incontrato il presidente del gruppo Gedi Paolo Ceretti, l'amministratore delegato Gabriele Comuzzo, l'amministratore delegato di Gnn Corrado Corradi e il responsabile del personale Alessandro Bianco per il primo confronto ufficiale sul tema.
«L'esito è stato sconcertante, sconfortante e umiliante per la redazione. Con nostro grande sconcerto nel corso dell'incontro è stato confermato che tutte le attività editoriali che fanno capo a Exor tramite Gedi sono in vendita», rimarcano i rappresentanti sindacali.
«È in corso da tempo - prosegue il Cdr - una trattativa con il gruppo greco AntennaUno e in parallelo si sta cercando un compratore per La Stampa a fronte del dichiarato disinteresse degli investitori greci per la nostra testata. L'obiettivo sarebbe di chiudere in parallelo le due operazioni di vendita nel giro di due mesi. Rispetto alle nostre richieste non è stata data alcuna garanzia sul futuro della testata, sui livelli occupazionali, sulla solidità del potenziale compratore, sui destini delle attività messe in comune a livello di gruppo, dalle infrastrutture digitali alla produzione dei video, e quindi senza nessuna garanzia di poter continuare a svolgere il nostro lavoro così come abbiamo fatto fino a oggi. In gioco c'è una testata che ha scritto la storia del giornalismo con un forte radicamento territoriale e una proiezione internazionale che non può essere né svenduta né scaricata a un qualsiasi compratore».
La redazione anticipa quindi che «metterà in campo tutte le sue forze per difendersi con ogni mezzo da quello che considera un attacco senza precedenti alla sua dignità e a 150 anni di storia. "A tutti coloro che conoscono e apprezzano il modo in cui La Stampa fa giornalismo, e anche a tutti coloro che hanno provato a colpire questo giornale, si può rispondere con chiarezza: La Stampa continuerà a informare i suoi lettori come ha sempre fatto con rigore, serietà e indipendenza", diceva John Elkann meno di due settimane fa. Al contrario dell'editore - concludono i redattori - noi crediamo ancora in queste parole».
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'informazione e all'editoria Alberto Barachini ha annunciato di aver convocato i vertici di Gedi e i Cdr de La Stampa e de la Repubblica in relazione alla vicenda della ventilata cessione delle due testate del gruppo.
Al fianco dei colleghi della Stampa si schierano la Federazione nazionale della Stampa italiana, le Associazioni regionali di Stampa, l'Usigrai.
In una nota congiunta l'Associazione Stampa Subalpina, l'Associazione ligure giornalisti e l'Associazione stampa valdostana si schierano «al fianco dei colleghi del quotidiano di Torino, del Piemonte, della Liguria e della Valle d'Aosta e di tutti i giornalisti del gruppo Gedi». I sindacati regionali proseguono: «La sentinella del Nord Ovest e della sua provincia, con uno sguardo aperto sul mondo e una storia di autorevolezza lunga più di 150 anni. Ora bisogna vendere (o forse svendere?) e farlo alla svelta. Dimenticando ogni garanzia per i lavoratori e le necessarie prospettive di sviluppo industriale. Non si può svilire in questo modo il ruolo de La Stampa. Non dare certezze ai lavoratori, dismettere purché sia senza garanzie sull'acquirente e sulle prospettive di sviluppo è l'unico obiettivo dell'attuale proprietà. È una decisione che comporta dei rischi per il pluralismo dell'informazione nel nostro Paese. La cessione della Repubblica, della Stampa, delle radio Capital, Deejay, M2O, di altre testate come Huffington Post e Limes è l'ultimo passo dello smantellamento sistematico di quello che fu il gruppo Espresso: una scelta sciagurata - concludono -iniziata dal Nord Est e che oggi si vuole completare in grande fretta».
Solidarietà ai giornalisti della Stampa e tutti i colleghi di Gedi viene espressa dall'Associazione Stampa Romana, che - in una nota - bolla la vicenda della cessione delle testate del gruppo come «sconcertante», rilevando che «colpisce la dignità delle redazioni, mette a rischio il pluralismo dell'informazione, rinnega l'identità di giornali come Repubblica e la Stampa, che hanno scandito la storia di questo paese, di realtà consolidate come Radio Capital, Deejay, M2O, Huffington Post, dei periodici», scrive il sindacato regionale.
«Dismettere alla svelta, senza garanzie sulle prospettive dell'azienda e di chi ci lavora - incalza Stampa Romana - sembra l'unico obiettivo della proprietà, incapace di concepire e sviluppare progetti credibili, di comprendere e valorizzare un patrimonio costruito in decenni con il lavoro e il coraggio di tanti colleghi. Un percorso sciagurato intrapreso tempo fa con lo smantellamento, a pezzi, di quello che fu il gruppo Espresso. Così, con l'informazione, si impoverisce la democrazia».
Per il sindacato delle giornaliste e dei giornalisti della Rai, «non si può mettere in vendita una testata storica e autorevole come se fosse un avanzo di magazzino, senza alcuna certezza per lavoratrici e lavoratori. Siamo al fianco del Comitato di redazione, dell'Associazione Stampa Subalpina e della Fnsi per tutte le iniziative che vorranno intraprendere a difesa della testata e dei posti di lavoro. Auspichiamo - conclude l'Usigrai - che dal tessuto imprenditoriale piemontese parta uno scatto d'orgoglio per salvare un presidio di informazione libera e autorevole, fondamentale non solo per la regione, ma per il Paese tutto».
L'Associazione siciliana della stampa esprime «immediata e concreta solidarietà» ai colleghi e definisce la vicenda della cessione come «grave e preoccupante», rilevando che «colpisce la dignità delle redazioni, mette a rischio il pluralismo dell'informazione, rinnega l'identità di giornali come Repubblica e La Stampa, che hanno scandito la storia di questo Paese, di realtà consolidate come Radio Capital, Deejay, M2O, Huffington Post, dei periodici».
Per il sindacato siciliano, «dismettere in questo modo, frettoloso, senza garanzie sulle prospettive dell'azienda e di chi ci lavora sembra l'unico obiettivo della proprietà, incapace di concepire e sviluppare progetti credibili, di comprendere e valorizzare un patrimonio costruito in decenni con il lavoro e il coraggio di tanti colleghi. Un percorso sciagurato intrapreso tempo fa con lo smantellamento, a pezzi, di quello che fu il gruppo Espresso. Proseguendo in questo modo, con l'informazione, si impoverisce la stessa democrazia. Tutto ciò è ancora più grave per le realtà del Sud del paese dove il rischio di desertificazione dell'informazione è sempre più crescente».
Solidarietà anche da parte del Sindacato Giornalisti Trentino Alto Adige Südtirol. «Non si può azzerare una storia di un secolo e mezzo del presidio di libertà e di democrazia rappresentato dal quotidiano torinese che ha sempre tenuto aperta una finestra sul mondo», rileva Associazione regionale di Stampa, che «è vicina anche alla Subalpina, alla Valdostana ed alla Ligure nell'azione di lotta nel pretendere dalla proprietà che non venga svenduto un patrimonio del Paese e che venga garantito un futuro a coloro che lavorano nel gruppo afferente La Stampa».
«Vicina ai colleghi del gruppo La Stampa» anche l'Associazione della Stampa di Basilicata, che in un comunicato rileva: «Non si può azzerare un secolo e mezzo di storia del giornale, non si può mettere in vendita una testata senza alcuna certezza per lavoratrici e lavoratori».
Per il Sindacato Giornalisti Veneto, «il giornalismo non può essere trattato come un asset da smontare pezzo per pezzo. La dignità del lavoro e il futuro dell'informazione non sono merci negoziabili».
L'Associazione della Stampa di Puglia è al fianco dei giornalisti e dei poligrafici di Repubblica e Stampa, «che lottano per difendere i posti di lavoro, l'identità e la storia dei loro giornali». Il passaggio di proprietà «non deve aprire la strada ad una fase di incertezza sul fronte occupazionale e a piani di ridimensionamento», rimarca l'Assostampa, per cui «vanno garantiti il perimetro occupazionale, il radicamento sul territorio, salvaguardando tutte le redazioni decentrate, e la linea politica che rappresenta il Dna dei due giornali. Se la vendita andrà in porto, il nuovo editore - conclude il sindacato dei giornalisti pugliesi - dovrà impegnarsi a effettuare investimenti per rilanciare il gruppo e le singole testate».
«Una situazione di incertezza grava sui colleghi e sulle colleghe de La Stampa», scrive l'Assostampa Sarda, che si schiera «al fianco dei colleghi e delle colleghe del gruppo Gedi, assieme alla Fnsi, e aderisce a tutte le iniziative a tutela dei posti di lavoro e delle testate, in difesa di un importante pezzo di storia democratica che merita di restare nel panorama editoriale».
L'Aser esprime «sconcerto e preoccupazione per quanto sta accadendo al gruppo Gedi e in particolare a La Stampa, dove i colleghi vivono momenti estremamenti difficili. L'annuncio dato dalla proprietà di voler vendere il quotidiano senza che vi siano concrete prospettive di trovare un acquirente è stato destabilizzante. Il rischio è di mandare in fumo un secolo e mezzo di storia del giornale, senza alcuna prospettiva per la testata e nessuna garanzia per chi ci lavora», osserva l'Assostampa dell'Emilia Romagna che manifesta «la propria solidarietà e vicinanza ai colleghi della Stampa e delle associazioni di stampa, Subalpina, Ligure e Valdostana».
Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil: Gedi, la cessione è un attacco alla nostra storia editoriale
Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil esprimono profonda preoccupazione e disapprovazione in merito alla conferma, da parte del Gruppo Gedi, della trattativa in corso per la cessione de La Repubblica, La Stampa e delle altre attività editoriali al Gruppo greco Antenna della famiglia Kyriakou.
Le testate del gruppo Gedi, con la loro lunga storia, hanno svolto un ruolo cruciale nella formazione del dibattito pubblico e nell'informazione di qualità. La Repubblica, La Stampa, L'Espresso e gli altri nomi del Gruppo hanno accompagnato e raccontato la crescita democratica dell'Italia, affrontando temi fondamentali per la società e contribuendo a dare voce alle istanze della popolazione.
La decisione di cedere questo patrimonio editoriale non può essere giustificata da meri criteri di profitto. Si tratta di un attacco diretto a un settore che ha già subito troppi tagli e che, in un momento di crisi come quello attuale, ha bisogno di investimenti e di visione, non di dismissioni.
Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil non intendono restare in silenzio di fronte a questa scelta che giudicano irresponsabile. Perché la libertà di stampa e il diritto all'informazione sono valori fondamentali per la nostra democrazia e perché la cessione non è supportata da un chiaro e nitido progetto industriale, né tanto meno da uno editoriale e questo porta con sé un serio e concreto rischio per la salvaguardia dell'occupazione.
Di fronte a un'operazione che ridisegna il panorama informativo nazionale, la nostra principale e inderogabile priorità è la salvaguardia dei livelli occupazionali e il mantenimento delle condizioni per tutti i lavoratori e le lavoratrici coinvolti: per questo chiediamo che l'attuale proprietà fornisca chiare garanzie sul mantenimento di tutte le professionalità presenti in azienda. Non accetteremo esuberi o ipotesi di riorganizzazione che penalizzino i dipendenti e ribadiamo l'esigenza di avviare un confronto immediato con le Organizzazioni sindacali.
In questo momento critico, facciamo appello a tutti i lavoratori del settore e a tutte le forze politiche affinché si uniscano in una battaglia per la salvaguardia di Gedi e del suo perimetro occupazionale.
Chiediamo alla proprietà di convocare immediatamente un tavolo per dire finalmente la verità sulle sorti del gruppo e per discutere di un piano di rilancio che valorizzi il patrimonio editoriale e garantisca le persone che vi lavorano, piuttosto che gettarlo al macero. Non permetteremo che il nostro passato venga cancellato e che il nostro futuro sia messo a repentaglio.